Leopardi po włosku (1).rtf

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Il periodo di composizione delle Canzoni è quello compreso tra il 1818 e il 1823. Come gli Idilli, le Canzoni sono legate al pessimismo storico, ma rispetto alla prima raccolta affrontano riflessioni storico-esistenziali, da cui emergono il patriottismo del poeta e l'esortazione all'impegno civile (soprattutto nei primi due testi, le canzoni "civili", che si distaccano da quelle di vena più intima e personale). Sono poesie giovanili d'ispirazione classicista di tono alto e retorico, in cui i temi esistenziali, trattati in maniera più intimistica negli Idilli, assumono dimensione mitico-storica, con esempi provenienti dal passato e dalla tradizione letteraria. Sul piano metrico Leopardi modifica la struttura della canzone petrarchesca, radicata da secoli nella tradizione letteraria, inserendo versi non in rima, che permettono una varietà di ritmo maggiore. Questo sarà un lascito fondamentale della poesia leopardiana.

Dall’esaltazione del passato al pessimismo leopardiano

 

Nel 1818 Leopardi compone due canzoni civili, All'Italia e Sopra il monumento di Dante; in questi due componimenti viene presentata la crisi politico-sociale italiana dell'epoca, contrapponendola alla grandezza del passato: viene espressa l'esigenza di incitare gli italiani a rinnovare i fasti della Roma imperiale, che Leopardi rimpiange nostalgicamente. Nelle due canzoni è evidente l'invito a seguire l'esempio degli antichi.

All’Italia e Sopra il monumento di Dante[37], composte a Recanati nel 1818, sono due canzoni

   patriottiche e civili, con una misura retorica e un tono alti. Sono canzoni di gusto classico,

   ma ci si sente gi`a la sensibilit`a preromantica e l’influenza della poesia del Goldoni. La

   canzone All’Italia e scritta con una retorica vivace, piena di sentimenti, passionale e

   sincera. Sopra il monumento di Dante, invece, e scritta con un’oratoria piu costruita, piu

   complessa e piu fredda. Le canzoni decantano il «glorioso» passato dell’Italia e lo mettono in

   contrasto con la «negativit`a» del presente. Il poeta si rivolge al popolo italiano presente e

   cerca di scuoterlo a risvegliare la sua virtu.

[36] Cfr.: Ferroni, Giulio, op.cit., p.222.

 

   [37]  Il titolo completo e Sopra il Monumento di Dante che si preparava in Firenze.

La tomba di Agamennone (frammento)

Con fantasia un liuto accordato

ripeta il mio pensiero mesto e cupo;

  disceso nella tomba d’Agamennone, 

seggo in silenzio, in un sepolcro sotterra,

  macchiato del truce sangue degli Atridi.

Il cuore è caduto nel sonno, ma sogna – Tristezza! 

Oh! come lungi risuona quest’arpa dorata,

a cui eco etema io solo posso udire!

Di grandi rocce druidica grotta;

  viene il vento negli squarci a sospirare

  ed ha la voce di Elettra che imbianca la tela

ed echeggia dai lauri: «Tristezza!»

Qui sulle pietre con l’industre Aracne

disputa il vento e lacera la trama;

  qui triste il timo odora sui monti bruciati;

e il vento, avvolto un monte di rovine grigio;

sparge semi di fiori – e queste piume

  volano nella tomba come spiriti. 

Qui i grilli dei campi, tra le pietre

celati al sole che ristagna sulla tomba,

quasi a impormi il silenzio

trillano. – È la penosa fine del rapsodo

il trillo che si sente nelle tombe

è la rivelazione, l’inno, il canto del silenzio. 

Silente sono come voi, oh! Atridi,

le cui ceneri dormono sotto la guardia dei grilli.

Né la modestia mia mi fa vergogna,

né i pensieri volteggiano come aquile.

Sono profondamente umile e quieto

nel sepolcro di gloria, di delitto, di superbia. 

Sul limitare della tomba, sull’orlo di granito

  cresce una quercia di pietra;

seminata da passeri o colombi,

di nere foglie verdeggia, ed il sole

  nel cupo sepolcro non fa penetrare;  strappai una foglia dal cespuglio nero. 

Non mi si oppose spirito o fantasma,  nei rami non gemette alcuna larva;  più largo fu lo squarcio per il sole,  e irruppe l’oro e ai piedi mi cadde.  Pensai dapprima che questo bagliore  fosse una corda dell’arpa d’Omero. 

Nella tenebra, trassi la mano per ghermirla e, accordatala tremante, piegarla al canto e alle lacrime e al cruccio sul grande nulla delle tombe e sul silente pugno di ceneri: – nella mia mano tremò la corda, spezzandosi senza un lamento.

file:///C:/Users/Agnieszka.Agnieszka/Downloads/plit_2013_numero_completo_issn.pdf.

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