Runner's World Italia - Novembre 2014.pdf

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MARATONA IN 2 ORE!
QUANDO SUCCEDERÀ?
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NOVEMBRE 2014
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MEUCCI
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Le bevande giuste per il corridore
e il momento migliore per assumerle
Berlino di corsa
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SUL TAPIS ROULANT
SENZA ANNOIARTI
Daniele Meucci,
campione europeo
di maratona in esclusiva
per
Runner’s World
NOVEMBRE 2014 - MENSILE - ANNO 9 - NUMERO 11
5,50
in Italia
LA RIVISTA DELLA CORSA PIÙ LETTA AL MONDO
DI’ LA TUA A RW
facebook.com/RunnersWorldItalia
26 ottobre 2014
16 novembre 2014
30 novembre 2014
TOMORROW
WE
RUN.
#BETTER YOUR
BEST
EDITORIALE
NON SI VIVE
DI SOLI CHILOMETRI
GUAI A SALTARE LE SEDUTE CON GLI OSTACOLINI.
Per Peppe Zambrini, il mio
primo allenatore, un giovane che non curasse la reattività, l’elasticità e la forza delle gambe non aveva
futuro. E allora giù con balzi, balzelli, skip, corsa calciata e quant’altro. Da adolescente un po’ pigro
li preferivo alla corsa lunga, per la quale mi ritenevo poco portato. Ne ho fatto parecchio di “lavoro
neuromuscolare”, come lo chiamavamo allora, anche con Lucio Gigliotti, mio coach al tempo
in cui militavo nel gruppo sportivo dei Carabinieri e avevo vent’anni o poco più. L’antifona era la stessa:
se vuoi un’azione fluida e redditizia non devi correre solo lungo. Considerato che vivevamo un periodo
in cui la massima libidine era sommare i chilometri giornalieri, settimanali, mensili, a me e ai miei
compagni di squadra, quasi tutti fondisti (io continuavo a ritenermi poco portato per le lunghe
distanze...), la proposta tecnica non faceva impazzire. Ma Gigliotti era Gigliotti e allora giù con balzi,
balzelli, skip, corsa calciata e quant’altro. Poi, ad appena 24 anni, l’exploit in maratona che mi ha fatto
capire che avevano ragione loro. Perché questa cosa del lavoro muscolare? Mi è venuta in mente
leggendo quanto scrive Alex Hutchinson nello specialone sulla maratona che questo numero ospita
da pagina 96. La parte che riguarda i miglioramenti di Paula Radcliffe, la detentrice della miglior
prestazione mondiale femminile sulla maratona, dovuti ai lavori mirati al perfezionamento
dell’economicità della sua corsa più che del suo VO
2
max, già alto, è illuminante. Anche se mi verrebbe
da dire che Zambrini e Gigliotti (sì, lo so, e anche tanti altri tecnici meno noti che lavorano in silenzio
in provincia) lo avevano già capito. È che a volte di certi “segreti” molti (i runners più degli allenatori)
si dimenticano: d’altra parte un bel diario con su registrati tanti chilometri è sempre un bel vedere...
A proposito di chilometri, che però alla Radcliffe non saranno di certo mancati, un altro inglese,
il nostro cugino d’oltre Manica Kerry McCarthy, snervato dagli infortuni, ha voluto provare addirittura
a ridurli privilegiando, guarda un po’, il lavoro muscolare. Non proprio una cosa da balzi, balzelli, skip
e corsa calciata, ma un regime duro, anzi durissimo, che lo ha portato finalmente a tornare a preparare
una maratona e a portarla a termine senza intoppi, addirittura con il proprio primato personale.
Kerry è a pag. 66 e se l’esperienza che ha affrontato può sembrare ai limiti dell’estremo, è anch’essa
a suo modo illuminante: dimostra, soprattutto a tutti quelli, e sono tanti, che sono arrivati tardi alla
corsa e non hanno le gambe “costruite” per affrontare l’attività senza correre rischi, che
nell’allenamento non è sempre la quantità a darti garanzie e a fartela apprezzare, ma anche la qualità.
I chilometri possono essere lasciati a chi non arriva dal divano (o giù di lì) e ha ormai acquisito una
resistenza, organica e muscolare, da consentirgli di fare imprese strabilianti. Come quella di Lucio
Bazzana, il bergamasco spigoloso che quest’estate ha corso più di ottomila chilometri in cento giorni
sull’anello di una pista d’atletica, o, ancor più, quella di Ivan Cudin, friulano che a fine settembre ha
vinto per la terza volta (!) la Spartathlon: 246 chilometri tutt’altro che pianeggianti, da Atene a Sparta.
Un eroe moderno che s’impone a casa di eroi antichi e poi se ne torna in Italia di corsa, è proprio il caso
di dirlo, perché il lavoro non aspetta e... chi non lavora non mangia. Se a Daniele Meucci, nostro signore
della maratona, dedichiamo la copertina e dieci belle pagine all’interno, stavolta questo spazio, magari
angusto ma significativo, non possiamo che riservarlo a Ivan, nostro signore dell’ultramaratona.
Marco Marchei
Il Direttore
Ivan Cudin trionfatore
alla terza Spartahlon:
«Che dire. Arrivare a Sparta e
vincere non tagliando la linea del
traguardo ma toccando la statua di
Leonida è un’emozione unica.
La gente ti osanna e solo
allora capisci la portata
della tua impresa».
RUNNER’S WORLD - NOVEMBRE 2014
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